09 – Il punto e l’effusione

192-DSC_01549 – venerdì 22 maggio, Fondazione Caritro – Il punto e l’effusione (programma di sala)

Venerdì 22 maggio 2015

ore 18.30 – Incontro con l’autore – Le Percussioni. Un’opera e storie infinite – Presentazione del volume: Le percussioni, di Guido Facchin, Zecchini editore. Con Guido Facchin.

ore 20.00, Sala Conferenze della Fondazione Caritro, via Calepina 1, Trento193-DSC_0218

IL PUNTO e L’EFFUSIONE

Con Guido Facchin e Patrizia Boniolo


Paolo Furlani

Cinq danses sans pied per arpa e percussioni (riqq,  darbuka, hapy drums, 5 tazze da caffelatte, cuìca)

Riccardo Riccardi

L’ago della bilancia (2010) per arpa e percussioni

(gong, wood block, triangolo, tamburo a cornice a mano, Glockenspiel)

Guido Facchin

Wu Shih suite per arpa e percussioni (Glockenspiel, tar, indian american drum, riqq, doyra)

Jin (L’amore universale)

Ryu Gi (Lo spirito diventa sostanza)

Wambli geliska (Piume d’aquila, potere spirituale)

Fu Do Chi (La saggezza immobile)

Sutra del Cuore (Illuminazione)

Cosimo Colazzo 

Lo spazio sonoro per arpa e percussioni

(3 gongs, tam tam, 4 tom toms, 5 temple blocks, piatto sospeso, piccola grancassa)

Lou Harrison 

Music for Harp and percussion (finger cimbals, caxixi, campana tibetana, 2 tazze da caffelatte, gong)

Jahla

Music for Bill and Me

Avalokiteshvara

Claudio Scannavini

Algorithm per arpa e percussioni (Glockenspiel, tom tom, triangolo, wind chimes, gong piccolo, snare drum, bongos, bass drum, piatto sosp., wood blocks)

Patrizia Boniolo, arpa

Guido Facchin, percussioni


Paolo Furlani, Cinq danses sans pied (2013) per arpa e percussione

Le musiche di questa piccola suite vogliono evocare luoghi immaginari, di cui si ascoltano le danze, altrettanto immaginarie, in quanto non basate su piedi ritmici o su andamenti consacrati dalle diverse tradizioni locali.

  1. Le ripetizioni di cellule ritmiche, chiare e riconoscibili, sono continuamente spostate dall’inserto di cellule più brevi. Nelle percussioni si usa il Riqq, un tamburello basco di legno, arabo, con 5 serie di 2 piattini doppi, abbinati.
  2. Questa danza ricorda un po’ – nel ritmo – l’Habanera, ma da Cuba o dalla Spagna si… vola verso il Maghreb, grazie alla Darabouka. Qui l’andamento agogico si fa sempre più serrato, e Arpa e Percussioni intessono variazioni melodiche o ritmiche del tema iniziale, fino a rendere il clima incandescente.
  3. Una sorta di danza ossessiva, come un rituale, in cui la ripetizione porta quasi alla ipnosi. Nelle percussioni si usa l’Hapi drum (tamburo metallico a lamelle) che produce solo 8 suoni, intonati secondo la scala Akebono, molto nota in Giappone.
  4. Le note dell’arpa hanno qualcosa che suona come una allucinazione, un po’ per l’incertezza tonale ma soprattutto per la presenza del ritmo di 5/8, molto usato nella musica tradizionale ungherese. Il vibraton aggiunge alla danza un colore speciale, ma quasi imprevedibili sono i suoni emessi dalle 5 tazze da caffelatte.
  5. Un ritmo ossessivo di 2/4 su cui l’arpa gioca con poche note che cambiano cromaticamente la loro intonazione, grazie ad un limitato uso dei pedali, su cui è libera di volare la Cuíca, che sembra parlare e cantare!

Riccardo Riccardi, L’ago della bilancia, per arpa e percussioni. Una composizione nata dall’idea di avvicinare due universi timbrici così distanti come l’arpa e le percussioni. Il compositore voleva renderli indispensabili l’uno all’altro. Così ha pensato di dare all’arpa un po’ della personalità delle percussioni e alle percussioni quell’alone di lirismo che normalmente è loro precluso. È nato L’ago della bilancia, un lavoro alla cui veste definitiva hanno contribuito la sensibilità e l’entusiamo dei due interpreti per i quali l’ho scritto.

Guido FacchinWu Shih, mantra suite (5 composizioni) per arpa e percussioni

  1. Jin (l’amore universale) – Un brano evocativo senza parole, Jin l’amore universale, la benevolenza verso tutta l’umanità, verso tutte le persone verso tutti gli individui.
  2. Ryu Gi (Lo spirito diventa sostanza). –Si ritiene che quando viene recitato, tutti gli spiriti del male pronti ad ostacolare l’effetto spirituale di un rito sono allontanati. Consiste soprattutto in invocazioni ed esclamazioni. L’invocazione è una supplica rivolta ai poteri superiori, e l’esclamazione serve a spaventare e allontanare gli spiriti del male (questa sillaba mantra invoca il potere del divino e dell’universale, risuonando dalla sua onnipresenza):

3. Wambli geliska (Piume d’aquila, potere spirituale degli indiani d’America). – Gli stregoni indiani ritengono che le penne dell’aquila posseggano il potere della medicina e che la medicina dell’aquila sia il potere del Grande Spirito. Per gli Indiani d’America l’Aquila è la più maestosa e la più sacra tra tutte le creature che vivono nel cielo e simboleggia libertà, comprensione e interesse spirituale. Essa è inoltre la messaggera del cielo che porta le preghiere degli uomini sino al Sole. Gli uomini della Medicina celebrano riti e danze in suo onore e solo i grandi capi o i più meritevoli possono indossare un copricapo di piume d’Aquila. A lei è affidato il compito di fare da tramite tra l’Assoluto, il divino, il Creatore e gli esseri umani, confinati nella realtà terrena e allo stesso tempo l’aquila incarna la paura di fronte all’ignoto. 4. Fu Do Chi (La saggezza immobile). – È la sostanza dell’ego: fra intuizione, saggezza e azione del corpo esiste sempre un’unità. 5. Sutra del cuore. –E’ un grande mantra, il mantra supremo, il mantra ineguagliato, il distruttore di ogni sofferenza, la verità incorruttibile. Il significato completo del mantra è: l’illuminazione è andare oltre, completamente oltre, svaha (così è colui che, essendo completamente andato al di là, ha raggiunto la perfetta illuminazione). Il “Sutra del cuore” dice «non sono creati né distrutti, né impuri né immacolati, non crescono né decrescono». Nel sutra, il nirvana, non è qualcosa che possiamo avere, è soltanto qualcosa che possiamo fare. E possiamo farlo solo se lasciamo da parte tutte le nostre inopportune opinioni. Solo allora pratichiamo la vera saggezza. Si deve perciò pronunciare il mantra della prajnaparamita: “ Tayata gate gate paragate parasamgate bodhi svaha ”

Cosimo Colazzo, Lo spazio sonoro, per arpa e percussioni. A monte è l’idea di una peculiarità degli strumenti in campo, di liberare una pluralità di possibilità sonore dentro lo spazio, come anche di gesti, soprattutto per il percussionista, che sono variati e mobili. Se nelle percussioni si dà la traccia di una temporalità mobile e poliedrica, l’arpa risponde a visioni ritmiche più temperate. Questo viluppo realizza nell’opera stati poliritmici, ma anche stupefatte soste silenti o fatte di risonanze che avvolgono. Materiale senso del suono che è ritmo e terra, tagli legnosi che incidono il tempo, ma anche la risonanza, che ha la natura dell’acqua.

Lou Harrison. –  Music for harp and percussion. Jala. – Racconta Harrison: “Un amico mi ricordò che il direttore d’orchestra Leopold Stokowski stava per festeggiare il suo novantesimo compleanno e che vari compositori avevano già scritto piccoli brani per l’occasione: così, in tutta fretta, composi Jala, lo ricopiai in due colori su carta Whatman (allora quel finissimo tipo di carta inglese era ancora in commercio) e lo spedii. L’esecuzione di questo e degli altri affettuosi brani scritti per l’occasione ha avuto luogo, credo, durante una prova tenutasi il giorno del compleanno di questo caro amico”. Music for Bill and Me. – Composizione dedicata al suo compagno di vita William Colvig, elettricista e appassionato musicista con grande interesse per l’acustica. Bill ha costruito diversi strumenti a percussione che sono stati utilizzati da Lou nell’arco degli anni. Avalokiteshvara. – Di questa composizione Harrison dice: Avalokiteshvara, è il Buddha della compassione, colui che salva ogni creatura. E’ un pezzo scritto utilizzando il modo coreano chiamato the Delitghful.

Claudio Scannavini, Algorithm, per arpa e percussioni. Il compositore concepisce questo brano come un gioco di trasposizione sonora, elaborando un semplice algoritmo e trasformandolo poi in notazione musicale. All’arpa è stato assegnato un ruolo di strumento ritmico interattivo con le percussioni, come fosse un anello di pulsazione costante, un flusso continuo che s’interrompe, dando il via ad una sorta di valzer meccanico per rientrare allo stato iniziale. Si tratta di una possibile metafora sonora.