04 – Un salto nel Buio

Mijakovskij4 – Venerdì 24 aprile, Castello del Buoncosiglio, Sala Grande – Un salto nel Buio. Musica e prima guerra mondiale (programma di sala)

 

Venerdì 24 aprile 2015

Incontro – ore 19 – Musica e prima guerra mondiale. Relatore Cosimo Colazzo

Concerto ore 20 – Un salto nel buio. Musica e prima guerra mondiale. Pianista Cosimo Colazzo

Una scintilla presto dilaga in incendio, ed è la prima guerra mondiale. Alla baldanza iniziale subentra il disincanto, la consapevolezza che si tratti di una tragedia immane, di cui non si vede la fine. È guerra di trincea e tecnologica. Gli uomini sono ridotti a mere funzioni, numeri, tributi di morti anonime. La musica non si astiene dall’esserne partecipe. È la musica di chi la vive direttamente combattendo. Numerosi cadranno. I sopravvissuti ne saranno cambiati. Altri scrivono, per occasioni civili e pubbliche, di supporto alla patria o di memoria dei caduti. Fuori da queste occasioni, il linguaggio di numerosi artisti si tende risentendo il senso oscuro e oppressivo del momento.

 

Programma:

 

Nikolaj Jakovlevič Mjaskovskij (1881-1950)

Eccentricities sei pezzi per pianoforte (1917-1922) op. 25.

Andante semplice

Allegro tenebroso e fantastico

Largo e pesante

Quieto

Allegro vivace

Molto sostenuto ed espressivo

 

Claude Debussy (1862-1918)

Berceuse héroique, pour rendre hommage au roi Albert I de Belgique et à ses soldats (1914) per pianoforte

 

Cosimo Colazzo (1964)

I fragorosi silenzi, la fine (2015) per pianoforte

 

Alfredo Casella (1883-1947)

Sonatina (1916) op. 28 per pianoforte

Allegro con spirito

Minuetto

Finale

…………………………

 

Pietro Mascagni (1863-1945)

Sunt lacrymae rerum! (1914) per pianoforte

 

Gianfrancesco Malipiero (1882-1973)

Poemi asolani (1916) per pianoforte

La notte dei morti

Dittico

I partenti

 

Ervin Schulhoff (1894-1942)

Fünf Pittoresken (1919) op. 31 per pianoforte

Foxtrot

Ragtime

In futurum

One-step

Maxixe


 

NOTE AL PROGRAMMA

 

Nikolaj Jakovlevič Mjaskovskij (1881-1950), Eccentricities: sei pezzi per pianoforte (1917-1922) op. 25. (Andante semplice; Allegro tenebroso e fantastico; Largo e pesante; Quieto; Allegro vivace; Molto sostenuto ed espressivo). Mjaskovskij combattè nelle fila dell’esercito russo durante la prima guerra mondiale, sul fronte che, in Galizia, opponeva i russi agli austriaci. Ricorda l’esperienza come un avvenimento decisivo rispetto alla sua ricerca, all’evoluzione del suo linguaggio e del suo stile, nonché come fattore di profonda trasformazione spirituale della persona. Così scrive: «La guerra ha profondamente arricchito la mia riserva d’impressioni interiori ed esteriori, e allo stesso tempo ha schiarito le mie idee musicali. La maggior parte delle mie composizioni del fronte ha un carattere, se non più chiaro, almeno più obiettivo». Fu ferito e, mentre era convalescente, si dedicò alla composizione della Sinfonia n. 4. Sempre negli anni della guerra compose la fortunatissima Sinfonia n. 5. L’esperienza della guerra è presente quando compone le prime idee per Eccentricities, opera che porterà a termine negli anni Venti, impregnata di timbriche scure, di fantasie sonore tenebrose richiamate da significative didascalie.

 

Claude Debussy (1862-1918), Berceuse héroique, pour rendre hommage au roi Albert I de Belgique et à ses soldats (1914) per pianoforte. La partitura, idealmente rivolta alla nazione belga, dichiara il suo essere solidale con il destino di quel popolo che, nel 1914, ha subito l’invasione tedesca, nonostante il paese fosse neutrale. Si parla significativamente di «stupro del Belgio», per intendere quanto subìto dalla sua popolazione, vittima di veri e propri crimini di guerra, nonostante la salvaguardia sancita da patti internazionali. Debussy espresse parole di disapprovazione per la guerra, in quanto essa è radicalmente altro dall’Arte che inibisce e opprime. Il suo nazionalismo lo porta a sottolineare con forza il senso dell’identità francese – che ha a che fare con specifiche linee evolutive della storia e con il maturare di una continuità coerente con le proprie tradizioni culturali – ma mai avrebbe esaltato, con la propria arte, la necessità della guerra, in quanto profondamente convinto della radicale incompatibilità tra le due.

 

Cosimo Colazzo (1964), I fragorosi silenzi, la fine (2015) per pianoforte. La guerra ci raggiunge nella forma di video che rivelano immagini di luce, come esplosioni senza suono. La nostra percezione, mediata da uno schermo, le vive irreali. Ma hanno carico di morte e di fine. Il compositore richiama quel silenzio che è di morte lontana: atroce morte silente, rallentata, distillata in un silenzio evaporato e stupefatto. Silenzio fragoroso. Silenzio sensibilizzato e teso: per non dimenticare.

 

Alfredo Casella (1883-1947), Sonatina (1916) op. 28 per pianoforte. Le opere che Alfredo Casella scrive nel periodo della Grande Guerra sono frutto di un’esperienza di ricerca radicale, che ribalta ogni stato convenzionale del suono. Sono partiture che ricercano l’urto, la dissonanza, che sentono l’armonia come esperienza timbrica, che estendono lo spettro della tastiera pianistica a cercare anche gli stati del rumore, della materia quasi informale. La ritmica a volte è ossessiva, primitiva. Il sogno della forma precisa e oggettiva, polemicamente anti-romantica, cui rinviano alcuni sottotitoli con il loro richiamo a formule storiche (si veda, ad esempio, il movimento interno, Minuetto), si mescola a questa ricerca che appare invece sostanzialmente aperta, dai confini non dati. È musica complessa, fortemente interrogativa e problematica, come i tempi storici che Casella sta vivendo.

 

Pietro Mascagni (1863-1945) Sunt lacrimae rerum! (1914) per pianoforte. È il contributo di Pietro Mascagni all’iniziativa dello scrittore Hall Caine, che aveva chiesto l’intervento di vari artisti europei per una pubblicazione comune, volta a celebrare la resistenza del Belgio contro la Germania, che aveva invaso il Belgio nonostante fosse neutrale. La pubblicazione, voluta e sostenuta dal «The Daily Telegraph» che ne sarà l’editore, è il King Albert’s Book. A Tribute to the Belgian King and People from Representative Men and Women throughout the World. Mascagni scrive un pezzo breve – il cui titolo, Sunt lacrimae rerum!, è ripreso dal verso 462 del I libro dell’Eneide – rappresentativo di una volontà di approfondimento nella commemorazione. La scrittura è volutamente disadorna, fatta di una melodia spoglia e soprattutto di accordi, mentre l’armonia si rende complessa e tende a evitare percorsi lineari e risolti.

 

Gianfrancesco Malipiero (1882-1973), Preludi asolani (1916) per pianoforte (La notte dei morti; Dittico; I partenti). . La guerra, che procura chiusure nazionalistiche anti-tedesche, esalta altri valori: quelli della nazione e delle tradizioni culturali. E valorizza altre direzioni di rapporto. Verso la musica francese soprattutto. Malipiero possiede una sensibilità spiccata per il suono e il timbro. La sua ricerca, il suo stile si sostanziano di una straordinaria capacità di cogliere gli sfumati del colore sonoro, di valorizzare la risonanza. In questo è francese e si lega alle ricerche d’oltralpe, nel solco di Debussy e d’altri. La guerra ha imposto ai compositori italiani il senso di un dovere responsabile verso la nazione. Bisogna trovare una linea propria di creatività. E molti autori, come Casella o Malipiero, sanciscono la necessità di dirigersi verso i nuovi linguaggi. Si avverte il senso della responsabilità, verso un’arte che, in tempi d’urgenza, non può essere convenzionale e quotidiana.

 

Ervin Schuloff (1894-1942), Fünf Pittoresken (1919) op. 31 per pianoforte (Foxtrott, Ragtime, In futurum, One-step, Maxixe). Lo scoppio della prima guerra mondiale fu evento decisivo per Schuloff, ciò che lo forgiò e spinse il suo linguaggio in direzioni radicali. Fu arruolato nell’esercito austriaco. Inizialmente fu di stanza a Praga, ma poi combatté in Ungheria. Nel 1916 fu ferito alla mano da una granata e subì un grande shock nervoso. Nel 1917 combatté sul fronte russo. Alla fine della guerra sentì il peso di un’esperienza devastante. Ne emerse disilluso, ma anche con una grande rabbia, che esprimeva in opere provocatorie e sperimentali, anche dada, contro ogni residuo neoromantico, mentre politicamente accoglieva le idee socialiste. Dà spazio all’alterità del jazz, con il suo nerbo giovane e ritmico. Ma il suo gioco non è solo leggero se, nella leggerezza ironica, dirige lo sguardo direttamente verso il nulla, il vuoto, la pagina bianca. In un brano delle Fünf Pittoresken, dal titolo In futurum, visionario e ironico, irrora la pagina di sole pause e qualche gioco grafico, dando così spazio al silenzio, all’alterità forse dispersa. Un gioco o una seria interrogazione che anticipa di molti anni quanto Cage avrebbe più tardi trovato e messo in scena. Qui probabilmente con un diverso tessuto di significati, perché vi è iscritto il senso stravolto della guerra e del tramonto dell’Europa, divenuta un enorme campo di battaglia.